Covid-19 FAQ per i dipendenti e i datori di lavoro

Cos’è l’isolamento e cos’è la quarantena

L’isolamento dei casi di documentata infezione da SARS-CoV-2 si riferisce alla separazione delle persone infette dal resto della comunità per la durata del periodo di contagiosità, in ambiente e condizioni tali da prevenire la trasmissione dell’infezione.

La quarantena si riferisce alla restrizione dei movimenti di persone sane per la durata del periodo di incubazione, ma che potrebbero essere state esposte ad un agente infettivo o ad una malattia contagiosa, con l’obiettivo di monitorare l’eventuale comparsa di sintomi e identificare tempestivamente nuovi casi.

 Cosa fare se si presentano sintomi febbrili?

In caso di sintomatologia sospetta di Covid-19 – febbre superiore ai 37,5°, tosse e difficoltà respiratoria – bisogna:

  • segnalare la propria condizione al proprio medico curante;
  • segnalare la propria condizione al datore di lavoro;
  • mettersi in isolamento in attesa delle successive azioni prese da parte della ASL/ATS;

Se voglio (e l’attività lo consente) mettere i dipendenti in smart-working cosa devo fare?

Se non è stato stipulato un accordo di lavoro agile ai sensi dell’art. 18 e ss. del D.Lgs n. 81/2017 e successive modifiche è possibile per il periodo emergenziale inviare una comunicazione semplificata ai sensi del DPCM 1° Marzo 2020. Si ricorda che anche il DPCM del 3 novembre 2020 raccomanda il massimo utilizzo della modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza e che bisogna fornire ai collaboratori tutti gli strumenti aziendali necessari allo svolgimento dello smart-working.

Cosa fare se un membro della famiglia (convivente) presenta sintomi febbrili?

In caso di sintomatologia sospetta di Covid-19 con febbre superiore ai 37,5°, tosse e difficoltà respiratoria, segnalarlo al proprio medico curante e al proprio datore di lavoro e rimanere in quarantena preventiva in attesa delle successive azioni prese da parte della ASL/ATS.

 Cosa fare si è stati identificati come contatti stretti di un caso COVID-19

Si definisce contatto stretto:

  • chi vive sotto lo stesso tetto;
  • chi è stato a stretto contatto (faccia a faccia) o nello stesso ambiente chiuso (stanza ufficio) con un caso confermato di Covid-19, per più di 15 minuti, a distanza inferiore a 2 metri.

Bisogna rimanere in quarantena nel proprio domicilio per almeno 14 giorni dall’ultimo contatto (oppure un periodo di quarantena di 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il decimo giorno) ed effettuare auto-monitoraggio dell’insorgenza di sintomi.

  • se sempre asintomatici nei 14 giorni di sorveglianza la ASL/ATS chiederà di sottoporsi a tampone;
  • se compaiono i sintomi: si dovrà informare il datore di lavoro ed il Medico competente.

Cosa fare se in azienda c’è stato un caso COVID-19

I colleghi dello stesso reparto che lavorano a stretto contatto con il caso positivo devono seguire la procedura del punto precedente.

Posso lavorare se sono in quarantena?

Si è possibile continuare a lavorare in modalità agile (smart-working) ovviamente se non si presentano sintomi.

Quando si può rientrare sul posto di lavoro se si è risultati positivi al Coronavirus?

 Le persone asintomatiche risultate positive possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa della positività, al termine del quale risulti eseguito un test molecolare con risultato negativo (10 giorni + test).

Le persone sintomatiche risultate positive alla ricerca di SARS-CoV-2 possono rientrare in comunità dopo un periodo di isolamento di almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi accompagnato da un test molecolare con riscontro negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (10 giorni, di cui almeno 3 giorni senza sintomi + test).

Le persone che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive al test molecolare per COVID-19, in caso di assenza di sintomatologia da almeno una settimana, potranno interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi. Questo criterio potrà essere modulato dalle autorità sanitarie d’intesa con esperti clinici e microbiologi/virologi, tenendo conto dello stato immunitario delle persone interessate (nei pazienti immunodepressi il periodo di contagiosità può essere prolungato).

Dr Alessandro Raimondi
Consulente del Lavoro

 



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